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“Una cappa avvolge il mondo e toglie visione e respiro. Siamo scivolati dalla società aperta alla società coperta, ingabbiati in un sistema globalitario che ci controlla e corregge ogni cosa: la natura, i sessi, la salute, la storia, la lingua, il pensiero, la religione. Bioliberista fino alla morte, ma in un regime di sorveglianza totale”. Marcello Veneziani – La cappa, 2022 La cappa asfissiante del politicamente corretto è la spia più significativa delle “nuove censure” che gravano sulla società e sulla democrazia europea. Alain de Benoist – La nuova censura, 2021
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La cappa
“Una cappa avvolge il mondo e toglie visione e respiro. Siamo scivolati dalla società aperta alla società coperta, ingabbiati in un sistema globalitario che ci controlla e corregge ogni cosa: la natura, i sessi, la salute, la storia, la lingua, il pensiero, la religione. Bioliberista fino alla morte, ma in un regime di sorveglianza totale”.
Marcello Veneziani – La cappa, 2022

La cappa asfissiante del politicamente corretto è la spia più significativa delle “nuove censure” che gravano sulla società e sulla democrazia europea.
Alain de Benoist – La nuova censura, 2021
Il titolo si ispira al libro di Naomi Klein “No Logo” (1999), grazie al quale lo sfruttamento capitalistico esercitato dalle multinazionali è ormai conosciuto. Da quella pubblicazione nacque infatti, e prese forza, il movimento No Global. Osservando le migliaia di container stivati nel porto di Barcellona, ci si chiede ancora se il commercio globale, che porta con sé la delocalizzazione delle fabbriche verso paesi più poveri ed espropria le scelte dei consumatori, non sia ormai un processo irreversibile.
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Yes global
Il titolo si ispira al libro di Naomi Klein “No Logo” (1999), grazie al quale lo sfruttamento capitalistico esercitato dalle multinazionali è ormai conosciuto. Da quella pubblicazione nacque infatti, e prese forza, il movimento No Global. Osservando le migliaia di container stivati nel porto di Barcellona, ci si chiede ancora se il commercio globale, che porta con sé la delocalizzazione delle fabbriche verso paesi più poveri ed espropria le scelte dei consumatori, non sia ormai un processo irreversibile.
Combattiamo da decenni contro misteri e mistificazioni della nostra storia recente che nascondono verità – tabù, E contro fasi storiche verso cui una posizione scientifica aiuterebbe a favorire lo sviluppo della politica del nostro Paese. Verità indicibili le prime e strumentalmente usate le seconde. Insabbiate, manipolate sembrano ricordarci sempre una citazione di Ėjzenštejn “La verità è solo l’errore più opportuno”.
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Tabù d’Italia
Combattiamo da decenni contro misteri e mistificazioni della nostra storia recente che nascondono verità – tabù, E contro fasi storiche verso cui una posizione scientifica aiuterebbe a favorire lo sviluppo della politica del nostro Paese. Verità indicibili le prime e strumentalmente usate le seconde. Insabbiate, manipolate sembrano ricordarci sempre una citazione di Ėjzenštejn “La verità è solo l’errore più opportuno”.
Incubata in una gestazione durata quasi 70 anni, l’IA sembra essersi diffusa a tutte le attività umane, con una velocità che non ha avuto uguali neppure con l’introduzione del PC o di internet. Infranto ormai abbondantemente il test di Turing, si è intrufolata dappertutto, dall’economia alla medicina, dall’industria ai trasporti all’arte, quasi sempre a nostra insaputa. Sarà davvero intelligente? “Chiedersi se una macchina sia capace di pensare è un po’ come chiedersi se un sommergibile sia capace di nuotare” (Edsger Dijkstra).
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Morto un totem, se ne fa un altro
Incubata in una gestazione durata quasi 70 anni, l’IA sembra essersi diffusa a tutte le attività umane, con una velocità che non ha avuto uguali neppure con l’introduzione del PC o di internet. Infranto ormai abbondantemente il test di Turing, si è intrufolata dappertutto, dall’economia alla medicina, dall’industria ai trasporti all’arte, quasi sempre a nostra insaputa. Sarà davvero intelligente? “Chiedersi se una macchina sia capace di pensare è un po’ come chiedersi se un sommergibile sia capace di nuotare” (Edsger Dijkstra).
Nel 1965 il co-fondatore di Intel, Gordon Moore, osservando che ogni anno i microchips raddoppiavano il numero di transistor dimezzandone i costi di costruzione, fece una previsione passata alla storia come “Legge di Moore”. Questa legge non poteva però prevedere che i progressi dei processori hanno reso superfluo perfino il totem della velocità di elaborazione. Ormai siamo ad architetture massicciamente parallele e computer quantistici che potrebbero essere implementati addirittura su tessuti biologici. Quanto tempo sembra passato dal mitico Commodore 64.
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Il totem del progresso
Nel 1965 il co-fondatore di Intel, Gordon Moore, osservando che ogni anno i microchips raddoppiavano il numero di transistor dimezzandone i costi di costruzione, fece una previsione passata alla storia come “Legge di Moore”. Questa legge non poteva però prevedere che i progressi dei processori hanno reso superfluo perfino il totem della velocità di elaborazione. Ormai siamo ad architetture massicciamente parallele e computer quantistici che potrebbero essere implementati addirittura su tessuti biologici. Quanto tempo sembra passato dal mitico Commodore 64.
Qualcuno mai ci dirà se tutte le misure emergenziali assunte durante la pandemia in Italia seguissero le regole di costituzionalità? Il Green pass è stata forse la misura più visceralmente odiata, tanto più dopo che un crescente numero di studi scientifici hanno dimostrato la inutilità dei vaccini anti Covid ad impedire la diffusione del contagio.
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Morte di un totem
Qualcuno mai ci dirà se tutte le misure emergenziali assunte durante la pandemia in Italia seguissero le regole di costituzionalità? Il Green pass è stata forse la misura più visceralmente odiata, tanto più dopo che un crescente numero di studi scientifici hanno dimostrato la inutilità dei vaccini anti Covid ad impedire la diffusione del contagio.
Il cellulare è diventato un'estensione quasi naturale della nostra persona. La sua costante presenza l'ha trasformato in oggetto di culto per l'era digitale. Consentendo comunicazioni istantanee attraverso distanze geografiche immense, ha creato una nuova mitologia dell'interconnettività e dell'accessibilità universale ad una quantità inimmaginabile di informazione che ci rende onniscienti digitali. La nostra crescente dipendenza dai telefoni cellulari riflette una sorta di mito della tecnologia come panacea per ogni esigenza o problema. Cosa saremmo senza un cellulare? Cosa sarebbe la nostra società senza i cellulari?
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Mobile phones totem
Il cellulare è diventato un'estensione quasi naturale della nostra persona. La sua costante presenza l'ha trasformato in oggetto di culto per l'era digitale. Consentendo comunicazioni istantanee attraverso distanze geografiche immense, ha creato una nuova mitologia dell'interconnettività e dell'accessibilità universale ad una quantità inimmaginabile di informazione che ci rende onniscienti digitali. La nostra crescente dipendenza dai telefoni cellulari riflette una sorta di mito della tecnologia come panacea per ogni esigenza o problema. Cosa saremmo senza un cellulare? Cosa sarebbe la nostra società senza i cellulari?
E se la nostra finestra sulla realtà fosse ormai diventata solo virtuale?
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Comunico ergo sum
E se la nostra finestra sulla realtà fosse ormai diventata solo virtuale?
Quante volte abbiamo sognato di avere quel tasto nell’angolo in alto a sinistra della tastiera della nostra vita? Quante volte avremmo voluto pigiarlo per uscire fuori dai tempi frenetici, dagli impegni a raffica, dal totem dell’efficienza che caratterizza la civiltà occidentale? Ma, fateci caso, il tasto Esc funziona sempre meno con le nostre “app” moderne: forse è una metafora valida anche per i nostri stili di vita.
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Escape
Quante volte abbiamo sognato di avere quel tasto nell’angolo in alto a sinistra della tastiera della nostra vita? Quante volte avremmo voluto pigiarlo per uscire fuori dai tempi frenetici, dagli impegni a raffica, dal totem dell’efficienza che caratterizza la civiltà occidentale? Ma, fateci caso, il tasto Esc funziona sempre meno con le nostre “app” moderne: forse è una metafora valida anche per i nostri stili di vita.
Il riscaldamento globale e le relative conseguenze sull’ambiente e sulla vita dell’uomo sono, senza alcun dubbio, tra i temi oggi più discussi. Sempre più spesso vengono però affrontati con un atteggiamento di scontro ideologico piuttosto che di un normale confronto scientifico tra posizioni diverse. Ma la correttezza di un confronto scientifico è inversamente proporzionale all’entità degli interessi in gioco che, specie in questo campo, sono enormi e globali. È un tabù avere una posizione diversa da quella dominante, sempre presentata come “indiscutibile”.
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Climate change
Il riscaldamento globale e le relative conseguenze sull’ambiente e sulla vita dell’uomo sono, senza alcun dubbio, tra i temi oggi più discussi. Sempre più spesso vengono però affrontati con un atteggiamento di scontro ideologico piuttosto che di un normale confronto scientifico tra posizioni diverse. Ma la correttezza di un confronto scientifico è inversamente proporzionale all’entità degli interessi in gioco che, specie in questo campo, sono enormi e globali. È un tabù avere una posizione diversa da quella dominante, sempre presentata come “indiscutibile”.
Forse oggi non tanto, ma certamente era un detto valido per i boomer ed ancora di più per i loro genitori. Ma quando osservo i miei nipoti ipnotizzati dal piccolo (ormai non tanto piccolo) schermo, devo concludere che quella finestra virtuale ancora non ha perso tutto il suo fascino.
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L’ha detto la TV
Forse oggi non tanto, ma certamente era un detto valido per i boomer ed ancora di più per i loro genitori. Ma quando osservo i miei nipoti ipnotizzati dal piccolo (ormai non tanto piccolo) schermo, devo concludere che quella finestra virtuale ancora non ha perso tutto il suo fascino.
Chiamiamo "realtà virtuale" una realtà digitale che avvolge totalmente l'utente, andando a mascherare del tutto la percezione del mondo fisico intorno a lui. Ma le nostre strutture cerebrali operano già una virtualizzazione. In fondo i nostri sensi raccolgono informazioni da una "realtà" (sulla cui oggettività si discute fin dai tempi di Platone) e la trasmettono, in forma digitale, a strutture che la elaborano creando una percezione soggettiva. Il nostro cervello si comporta dunque come un organo di virtualizzazione. E la realtà virtuale è dunque una virtualizzazione di una virtualizzazione. Ma quale è la realtà della realtà?
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Virtualità
Chiamiamo "realtà virtuale" una realtà digitale che avvolge totalmente l'utente, andando a mascherare del tutto la percezione del mondo fisico intorno a lui. Ma le nostre strutture cerebrali operano già una virtualizzazione. In fondo i nostri sensi raccolgono informazioni da una "realtà" (sulla cui oggettività si discute fin dai tempi di Platone) e la trasmettono, in forma digitale, a strutture che la elaborano creando una percezione soggettiva. Il nostro cervello si comporta dunque come un organo di virtualizzazione. E la realtà virtuale è dunque una virtualizzazione di una virtualizzazione. Ma quale è la realtà della realtà?
Quale peggior totem della guerra, sempre presente nella storia dell’Umanità? Sempre temuta e odiata dai popoli, ma sempre cercata e favorita dai potenti e da coloro che dalle distruzioni si arricchiscono. E siccome potenti e adoratori del Dio Danaro (quasi sempre personaggi coincidenti) sempre ci saranno, la guerra esisterà finché resteranno due soli esseri umani.
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Il vaso di Pandora
Quale peggior totem della guerra, sempre presente nella storia dell’Umanità? Sempre temuta e odiata dai popoli, ma sempre cercata e favorita dai potenti e da coloro che dalle distruzioni si arricchiscono. E siccome potenti e adoratori del Dio Danaro (quasi sempre personaggi coincidenti) sempre ci saranno, la guerra esisterà finché resteranno due soli esseri umani.

Tempi moderni (2024)

I concetti di Totem e Tabù sembrano ormai relegati a tempi remoti oppure a società primitive, così come descritti dall’antropologo inglese Sir James George Frazer dai cui studi prese spunto il celeberrimo omonimo saggio di Sigmund Freud (1913). Ancor oggi se nominiamo la parola “totem” ci vengono immediatamente in mente quelli dei Pellerossa d’America, tante volte visti nei film e nei fumetti; parimenti il “tabù”, termine di certo più usato ai nostri giorni, ci richiama peccati ancestrali come l’incesto.
Il presente lavoro non a caso si intitola “Tempi moderni” mutuando l’espressione dal celebre capolavoro cinematografico di Charlie Chaplin. In esso si tenta di illustrare come gli archetipici concetti di Totem e Tabù siano trasmigrati e pienamente assorbiti, forse persino rinforzati ed amplificati, nelle società contemporanee.
Lavoro svolto nell'ambito del Contest Lab di Cult 166 "Totem e Tabù" - FIAF
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